Questo evento testimonierebbe l'innata vocazione democratica
della città che mostrò fin dalle origini amore per la partecipazione e la
libertà. Si narra che Atena e Poseidone riunirono tutto il popolo ateniese sull’acropoli
mostrando ciascuno il proprio dono alla città:
Poseidone regalò agli ateniesi uno splendido
cavallo bianco, emblema di vigore, forza e coraggio,
promettendo loro il sostegno in battaglia, mentre
Atena offrì un rigoglioso ulivo con la promessa
di donare saggezza, intelligenza e pace. La leggenda
racconta che fu a questo punto che un anziano prese
parola per pronunciare questa frase: "Entrambi i
doni sono degni di essere scelti, ma la guerra che
può sì portare ricchezza e potere è un fatto dalla
natura troppo incerta, mentre la pace, anche se
porta doni meno vistosi, garantisce maggior stabilità
e sicurezza". Tutti concordarono
con le parole pronunciate dal vecchio saggio e alla
fine la scelta degli ateniesi premiò Atena da cui
la città prese il nome.
Atene fu retta dapprima da una monarchia, con la
scelta come re, da parte di Atena,
dell’egiziano Cecrope, successivamente fu l’aristocrazia
a prendere il potere affidando il governo della
città a nove arconti, tutti provenienti dal ceto
nobiliare. Le continue
lotte interne degli arconti resero instabile il
governo e spinsero Dragone (circa 620 a.C.)
ad assumere pieni poteri e a prendere una
serie di provvedimenti volti a stabilizzare la situazione. I provvedimenti presi
da Dragone furono così severi e duri che ancora
oggi si usa il termine "draconiano" per indicare
disposizioni rigorose e aspre.
Nonostante
il rigore delle leggi, Dragone non riuscìe a ristabilire
l’ordine sociale e sulla scena ateniese
comparve Solone (638.a.C – 558 a.C) nominato
arconte a pieni poteri, importante legislatore
e poeta, considerato dagli antichi uno dei Sette
Savi e uno dei padri fondatori della democrazia. Aristotele
definisce Solone "un arbitro della costituzione"
la cui opera si può riassumere in tre punti: abolizione
della schiavitù per debiti, riforma timocratica
e riforma del sistema attico di pesi e misure.
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Solone intervenne
nell’agricoltura limitando il potere dei nobili
con un provvedimento che abolì le ipoteche fondiarie,
concedendo inoltre l’amnistia agli esiliati e ai
condannati politici. La riforma
più importante sotto il punto di vista costituzionale
fu la divisione della popolazione in quattro classi
su base timocratica: i pentacosiomedmi, ossia coloro
i quali avevano una rendita annuale di 500 medimni
di cereali, i cavalieri, la cui rendita era pari
a 300 medimni, gli zeugiti, la cui rendita ammontava
a 200 medimni e infine i teti o nullatenenti.
Dopo Solone
fu la volta di Pisistrato che nel 560 a.C. salì
al potere e diventò tiranno. Pisistrato fu esiliato dopo
poco in Tracia. Nel 546 riusì a tornare in patria
dove governò fino al 527 instaurando una tirannia
che privòi cittadini di numerose libertà morali
e civili. Molti storici giudicano comunque positivamente il suo operato,
valutandolo come un
tiranno dotato di lungimiranza e abilità. Alla sua
morte subentrarono i due figli, Ippia
e Ipparco.Ipparco
venne ucciso in una congiura ordita da Armodio e Aristogitone.
Il fratello Ippia scatenò una feroce repressione
ma nel 510 fucacciato da Atene e gli aristocratici
tornarono al potere. Questo ritorno fu però breve poiché nel 508 fu la
volta di Clistene che assunse la guida della città. Fu Clistene a
compiere una vera riforma democratica, modificando il
sistema sociale ateniese, dividendo lo stato in
dieci "tribù" territoriali ed eliminando così i vecchi
gruppi di potere che da troppo tempo concentravano
il potere nelle loro mani. Aristotele,
all’interno del saggio "Athenaion politeia", definisce
questa riforma un saggio tentativo di "mescolare
la popolazione", ispirato dalla volontà di combattere
i vecchi privilegi storicamente assegnati alla nobiltà
di nascita. Risale inoltre
alla riforma costituzionale di Clistene l’introduzione
della procedura dell’ostracismo, mediante la quale
l’assemblea generale poteva decidere in merito all’eventuale
esilio di uno dei suoi membri su proposta di un
cittadino.
Sotto la
spinta positiva di questo vento democratico crebbe
Pericle, politico ateniese, figlio di di Agariste e Santippo,
celebre comandante della flotta ateniese vittoriosa
sui Persiani a Micale nel 479 a.C.
Pericle guidò Atene per un trentennio attuando un programma
di espansione politica e commerciale,
sforzandosi di estendere l’egemonia ateniese su
tutta la Grecia. Tentò inutilmente
l’espansione verso Oriente, espansione che culminò nell’infelice
spedizione contro la Persia (458-452). Per sua
iniziativa venne costruito il
Partenone,
celebre tempio posto sull’Acropoli in onore di Athena
Parthenos, protettrice della città.
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La difficilissima
situazione creatasi con la Guerra del Peloponneso
portò alla sua caduta nel 430. La guerra del Peloponneso durò quasi trent’anni (dal 431 a.C al 404 a.C)
e
fu combattuta dalle due eterne città rivali, Sparta e Atene, supportate dalle
rispettive coalizioni, per il controllo della Grecia. Fondamentale
nella ricostruzione delle tappe di questo lungo conflitto fu l’opera dello
storico Tucidide intitolata proprio "La guerra
del Peloponneso". Il conflitto
si svolse in tre fasi: la prima finì ad armi pari
con la pace di Nicia del 421; la seconda vide la
sconfitta ateniese a Mantinea nel 418 e la distruzione
della flotta attica nel porto di Siracusa;
la terza, dopo la sconfitta ateniese a Egospotami
del 405, si concluse con la resa di Atene, ormai
assediata dalle forze spartane.
La guerra del Peloponneso si concluse col declino della famosa
polis che non riuscì più a tornare all’antico
splendore di un tempo sino a quando, con l’avanzare
di Filippo II, fu sottomessa dalla Macedonia
( 338 a.c) e successivamente dai Romani (146
a.c).
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