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Crisi economia Greca nel 2015
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Un piccolo excursus sulla situazione greca dal 2012 al 2015...
La crisi finanziaria ha colpito la Grecia a fine
2009, quando il
debito pubblico, dopo anni di spreco e di sperperi, è cresciuto enormemente fino ad inghiottire
prima il 120% e poi oltre il 160% del PIL. Il salvataggio ad opera della UE ha
previsto la concessione di un credito e di tempo per rimettere in sesto i conti,
scadenze da rispettare e durissime condizioni che la UE ha chiesto di rispettare alla Grecia.
A Berlino e Bruxelles pare che la via d'uscita sia
quella del rigore a tutti i costi, il solo in grado di risanare il sistema.
A inizio 2012, viene approvato
un nuovo piano di austerità,
un nuovo prestito da 130 miliardi di euro è concesso per salvare il Paese
dal fallimento. Il Parlamento approva nuovi tagli, 150 mila esuberi
nell'amministrazione pubblica, la riduzione del 22% dei salari minimi, nuove
privatizzazioni e liberalizzazioni. La cittadinanza è furiosa e si ribella, in
modo anche violento, alle misure di austerità. Leggi l'articolo
crisi economica in Grecia 2012 . Verso
fine 2012 per ridurre il
proprio debito il ministero del tesoro ellenico riacquista titoli di stato per
45 miliardi al prezzo di soli 15, riducendo così il debito pubblico di 30
miliardi.
Dopo diversi anni di recessione, nel III trimestre del
2014 l'economia greca torna a
crescere dello 0,7% sul Pil. Una piccola speranza si accende.
Le elezioni parlamentari in Grecia del
2015
si sono svolte il 25 gennaio per eleggere tutti i 300 membri del
Parlamento ellenico. L'elezione segue il tentativo fallito del Parlamento greco
di eleggere il nuovo presidente della Repubblica a fine dicembre 2014. Era stato
difatti proposto dai partiti al governo, ND e PASOK, Stauros Dimas;
l'opposizione pur non proponendo candidati ha votato contro, determinando lo
scioglimento del Parlamento. Il primo ministro Antonis Samaras ha portato il
paese ad elezioni a gennaio annunciato nuove elezioni parlamentari per il 25
gennaio 2015.
Syriza il partito guidato da Alexis Tsipras, ha vinto le elezioni con il 36%
dei voti, ottenendo 149 seggi, esprimendo la volontà popolare contro l'austerità
imposta alla Grecia dall'Unione Europea. In molti hanno visto nel partito di
sinistra anti-austerity l'unica possibilità reale di cambiamento,
disoccupati, lavoratori dipendenti, studenti, ma anche parte della classe media
sopravvissuta finora alla crisi. L’aspetto più eclatante dei risultati è il
crollo dei due grandi partiti tradizionali, il Pasok (socialisti) e Nuova
democrazia (destra), che complessivamente hanno ottenuto appena il 32 per cento
dei voti.
Tsipras è incaricato di negoziare con la BCE, il FMI e la CE il pagamento del
debito greco. Si è prima dimostrato duro con le richieste di austerity della UE,
per poi moderare la sua posizione, cercando di volta in volta la proroga dei
debiti e il mantenimento della liquidità per permettere una qualche ripresa ma
fallisce nell'intento, definendo le condizioni imposte dai creditori "umilianti"
per il popolo greco. A fine giugno 2015, con un discorso alla nazione
decide di indire un referendum per il 5 luglio 2015, sul quale gli elettori
saranno chiamati ad accettare o rifiutare le proposte di ristrutturazione del
debito fornite dai creditori. Il Parlamento ha approvato la proposta di
referendum di Tsipras (a favore hanno votato Syriza, la destra nazionalista di
Anel e Alba Dorata) sull'accettabilità o meno delle proposte europee di
mantenimento del credito. Il 5 luglio si vota pro/contro le proposte dei
creditori, votandosi in realtà pro/contro la permanenza nell'euro. L'Eurogruppo
sostiene che il termine per negoziare scade il 30/6 e che il referendum arrivi
troppo tardi. La BCE che ha in mano il destino della Grecia continua ad
affermare che "la Grecia resta nell’euro", ricordando comunque che l’area della
moneta unica è sicura perché c’è il fondo salva-Stati, il sistema bancario è
solido e l’economia è in lieve ripresa.
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