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Crisi economia Greca nel 2012
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Quando la crisi finanziaria ha colpito, la Grecia già era poco preparata. Il
debito pubblico, dopo anni di spreco, dopo il colpo di grazia sui conti dato
dalle costosissime Olimpiadi ospitate nel 2004 e dopo che il governo non era
riuscito a colmare la voragine degli sperperi, era cresciuto enormemente
nel 2009 fino ad inghiottire, prima il 120% del Prodotto Interno Lordo (PIL) e
poi negli anni successivi fino al 160%. Fin dall'inizio della crisi economica il
paese era già stato individuato come bersaglio dagli speculatori che
hanno iniziato a scommettere su un suo crollo finanziario. Per la Grecia per la
prima volta
nell’Eurozona
si è concesso l’aiuto sotto forma di prestito europeo (in passato erano
stati impiegati fondi Europei per aiutare l'Ungheria e la Lettonia). Sebbene in
termini di dimensioni sul mercato mondiale il peso della Grecia appaia
insignificante, la sua crisi ricorda agli investitori che i governi non possono
fare affidamento su prestiti concessi a buon mercato e che una crisi in un solo
paese UE, rischia di destabilizzare l’euro e generare un crollo monetario
a livello internazionale. La crisi greca ha fatto lievitare il costo del denaro
preso in prestito dagli altri stati in condizioni di bilancio simili a quelle
greche, inclusa l’Italia. Questo significa in sostanza che gli stati devono
pagare interessi più alti sui loro prestiti e, di conseguenza, sono costretti a
inasprire le politiche, riducendo le spese e aumentando le tasse.
Lasciando che la Grecia esca dall'Eurozona si finisce per indurre gli
speculatori a rivolgere ben presto le loro attenzioni sugli altri stati europei
che hanno, come la Grecia, un elevato debito pubblico, tra i quali ltalia,
e questo potrebbe essere potenzialmente la fine dell'euro. Da non dimenticare le
ripercussioni sulle "forti" Francia e Germania, le quali hanno notevoli
interessi in Grecia, avendo finanziato ampiamente il debito pubblico greco. Per
adesso c'è da dire che il salvataggio della Grecia on ha messo ancora la parola
fine ai sui problemi di bilancio e resta da vedere se il Paese riuscirà
ad attuare il programma di austerità approvato con tante difficoltà, per
riportare sotto controllo il deficit. Le durissime condizioni che la UE chiede
di rispettare alla Grecia, del resto, sembrano l'unica possibilità affinché
l'Europa e il Fondo Monetario Internazionale concedano un secondo prestito.
A Berlino e Bruxelles in molti sembrano convinti che l'unica via d'uscita sia
quella del rigore a tutti i costi, il solo in grado di risanare un
sistema economico ormai in coma profondo. Ma a quali costi? Non si p eggiorerà
la recessione, compromettendo anche la pace sociale? Sui giornali greci appare
allora il fotomontaggio di una Merkel in divisa nazista, mentre dalla tv
si apprende che il Governo greco ha comunque confermato, nonostante i tagli
incredibili, 7 miliardi di spese per la difesa (assunte in passato a favore di
Francia e Germania). Precisa il ministro tedesco dell'Economia che
l'approvazione delle misure di risparmio da parte del parlamento è solamente la
condizione necessaria per gli aiuti, decisivo sarà solo il processo di
realizzazione delle riforme. Aggiunge Angela Merkel che l'approvazione delle
misure "dimostra la buona volontà della Grecia nell'intraprendere difficili
riforme" affermando che il fallimento e la conseguente uscita dall'euro della
Grecia sono da escludere.
Nel febbraio 2012, dopo l'approvazione del nuovo piano di austerità,
richiesto dall'Unione europea e dal fondo monetario internazionale in cambio
della nuova tranche di aiuti da 130 miliardi di euro per salvare il Paese
dall'incubo del fallimento, la Grecia va verso elezioni
anticipate,
ad aprile. A favore delle misure presentate dal governo Papademos hanno
votato 199 parlamentari, 74 i voti contrari di socialisti e conservatori. Il
pacchetto approvato comprende nuovi tagli per 3,3 miliardi di euro, 150 mila
esuberi nell'amministrazione pubblica, la riduzione del 22% dei salari minimi,
nuove privatizzazioni e liberalizzazioni. La cittadinanza è furiosa e si
ribella, in modo anche violento, alle misure di austerità, ai tagli spaventosi
alla spesa pubblica e alle privatizzazioni drastiche, alla riduzione del 22%
persino dei salari minimi (adesso a 600 euro) ingaggiando nelle strade di Atene
una battaglia campale con la polizia anti-sommossa. Migliaia di manifestanti si
sono radunati fuori dal Parlamento e le strade della capitale sono state messe
letteralmente a ferro e fuoco, negozi incendiati e fuoco anche in diversi
edifici storici. Un primo bilancio riferisce di 120 feriti, tra loro 50
poliziotti e almeno 70 manifestanti. Altre 70 persone sono state arrestate.
Scontri si sono verificati anche in altre sei città; i peggiori nella città
centrale di Volos. Il premier Lucas Papademos è consapevole dei notevoli
problemi in arrivo per l'effettiva implementazione del programma concordato non
sarà semplice, soprattutto per l’opposizione che si prepara alle elezioni di
aprile 2012. Un default della Grecia "sarebbe un risultato ancora più
devastante" per il paese stesso e la sua popolazione e per l'intera "economia
Ue" a causa dell'"effetto contagio" che si svilupperebbe. Leggi
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