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Palazzo di Cnosso a Creta

 


   


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Palazzo di Cnosso a Creta

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Vorrei terminare l’opera della mia vita con una grande impresa: lo scavo del più antico palazzo preistorico di Creta, quello di Minosse”. Queste parole furono pronunciate da Heinrich Schliemann, l’archeologo tedesco che partendo dai versi omerici che egli leggeva non come fossero finzione ma “pura realtà”, riuscì a portare alla luce i resti della città di Troia e il tesoro di Priamo. La storia di Schliemann e quella del palazzo di Cnosso si sfiorano soltanto per un attimo, poi si dividono, fanno dell’impresa di Schliemann un’impresa solo a metà e sono legate da un singolarissimo aneddoto.


L’archeologo era intenzionato ad acquistare il monte Kefala, l’uliveto su cui credeva ci fossero le rovine del leggendario palazzo, simbolo della splendida civiltà minoica, per dare inizio all’opera di scavo ma non riuscì a trovare l’accordo economico col legittimo proprietario del terreno, un turco intrattabile. Fu così, per colpa di quei 1612 ulivi che l’archeologo non poté acquistare, che l’onore di riportare alla luce il celebre palazzo toccò ad un altro: Sir Arthur Evans. Era il 1900 quando l’ archeologo inglese aiutato dalla fidata opera del suo assistente D. Mackenzie, diede inizio all’opera di scavo. Tre anni dopo, nel 1903, quasi tutto il palazzo era scoperto. L’opera che riassume l’impresa è “The places of Minos at Knossos”, 4 volumi che Sir Evans pubblicò a distanza di anni per ripercorrerne le tappe più importanti e raccontare la certosina opera di ricostruzione cui si dedicò.

Il Palazzo di Cnosso era sede religiosa, militare e civile, luogo destinato ad ospitare eventi di molteplice natura, conviviali e sportivi, città più che un semplice palazzo in cui vivevano centinaia di persone alle dipendenze della regina e del re in cui le ore del giorno si susseguivano scandite dall’esercizio dell’ attività artigianale, artistica e agricola.


Reggia meravigliosa e fiabesca, di una grazia accecante ed una bellezza incantevole, grandiosa e magica, il palazzo, che con molta probabilità risale al XVI secolo fu ricostruito sulle rovine di un precedente palazzo databile intorno al 2000 a.c. Andato distrutto a causa di un terremoto, si estendeva su di un’area di ben 22.000 mq dove scalinate e colonne la fanno da padrone e danno vita ad un intreccio mirabile, labirinto per gli occhi e per la mente. Cortili ampissimi, centinaia di stanze, facciate imponenti, appartamenti maestosi e solenni, sale da sogno per ospitare banchetti dionisiaci e ricevimenti lussuosi, affreschi armoniosi e gioiosi, figure umane colte nel momento più alto di dialogo con la natura, espressioni danzanti e movimenti vitali, fanno del palazzo di Cnosso un esempio unico nella storia dell’architettura. Vedi in proposito la Mappa del Palazzo di Cnosso.


I bagni degli appartamenti della regina rappresentano in quest’ottica un esempio straordinario della tecnica cretese e sono considerati i più avanzati di tutta l’antichità.
Scrive Nicolas Platon : "Venivano impiegati materiali sia locali che importati tutti lavorati con cura meticolosa: pilastri e mattonelle di gesso e tufo, facciate composite perfettamente connesse, muri, pozzi di luce e cortili. I tramezzi erano decorati a stucco, frequentemente con dipinti murali e rivestimenti in marmo ... Non solo i muri, ma spesso anche i soffitti e i pavimenti erano decorati con dipinti, persino nelle ville, nelle case di campagna e nelle semplici abitazioni di villaggio ... I soggetti erano tratti soprattutto dalla vegetazione marina e terrestre, dalle cerimonie religiose e dalla vita serena della corte e del popolo. Il culto della natura pervadeva ogni cosa".


Il palazzo di Cnosso è un baule di storia e arte, scrigno prezioso che conserva affreschi di eleganza pittorica inarrivabile, profili stile egizio a testimoniare i continui rapporti culturali e commerciali tra Creta e la civiltà sorta all’ombra delle piramidi.

Accanto al Palazzo di Cnosso era stato fatto costruire un teatro che poteva ospitare oltre 500 spettatori, l’alter ego del romano Colosseo, dove avvenivano feste, cerimonie e giochi. Il gioco più spettacolare era la cosiddetta “giostra dei tori” affrescata in un dipinto all’interno del palazzo di Cnosso, oggi custodito presso il Museo Archeologico di Iraklio (Heraklion). Il dipinto mostra le dinamiche di quella che possiamo considerare a tutti gli effetti una sorta di antica corrida: due giovani entravano nel piazzale circolare, acclamati da una folla trepidante sulle gradinate. Veniva liberato il toro ed a questo punto il giovane doveva afferrarlo per le corna, eseguire un salto mortale, posizionarsi sulla schiena dell’animale e tornare a terra dopo aver eseguito una spettacolare capriola, supportato dalla giovane, in piedi alle spalle del toro.
 

Articolo di Francesca Ceci


 

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